La fotografia e l’impressionismo – Cristina Bertagna

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Il rapporto fra arte e fotografia si fa più stretto con l’affermarsi della pittura impressionista.

Eugène_Galien-Laloue_Paris_Boulevard_Saint-Martin_Matinée_à_L'Ambigu_1909

Le due forme d’arte si sviluppano nello stesso periodo e hanno i medesimi interessi. I temi principali di entrambe erano infatti i ritratti, le vedute e le città che si stavano sviluppando velocemente. Possiamo notare che le prime foto assomigliano moltissimo alle opere impressioniste. Prima dell’invenzione dell’istantanea, la macchina fotografica non permetteva di catturare corpi in movimento e perciò le fotografie erano sfocate, immagini con contorni indefiniti proprio come avveniva nei quadri impressionisti. Vengono definite immagini pittoriche.

Gli impressionisti si interessano alla fotografia, utilizzandola come punto di riferimento prima di dipingere i loro quadri, un supporto da cui elaborare la realtà tramite la propria impronta personale. Questi pittori vedono in essa uno strumento efficace per studiare la composizione delle scene e il comportamento della luce, in modo da poter realizzare dipinti il più vicino possibili alla realtà. La fotografia forniva al pittore una grandissima quantità di informazioni sul comportamento della luce nel passaggio da una tonalità all’altra e sulla reale intensità luminosa delle diverse colorazioni. In questo modo gli impressionisti si esercitano a percepire il colore per come è veramente e non come dovrebbe essere. Il termine stesso, fotografia, deriva dal greco phos, “luce”, e grapho, “scrivere”, ossia “scrivere con la luce”.

Secondo i pittori impressionisti la realtà muta continuamente d’aspetto, il realismo oggettivo doveva quindi essere sostituito dall’impressione colta in un attimo. La luce varia a ogni istante, le cose si muovono spostandosi nello spazio: la visione di un momento è già diversa nel momento successivo. Gli impressionisti scelsero di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee, portando la pittura a esaltare su tutto la sensazione dell’attimo fuggente. La capacità della fotografia di “fermare” le scene da ritrarre era un elemento di grande importanza, in partcolare per artisti che dipingevano quasi sempre all’aperto.

“La fotografia rivela l’istante”

L’attimo fuggente della pittura impressionista è totalmente diverso dal momento pregnante della pittura neoclassica e romantica, non ha nulla a che fare con le storie: coglie le percezioni e le emozioni. Questo modo di dipingere ha analogie evidenti con la fotografia: anche quest’ultima coglie un’immagine della realtà in una frazione di secondo. Gli impressionisti prendono la velocità della sensazione e i particolari tagli di inquadratura, che danno alle loro immagini particolare sapore di modernità.

Nel 1874 il fotografo Nadar ospitò presso il suo studio la prima mostra di quadri impressionisti, ritenuti troppo moderni per essere esposti nel Salon di Parigi. Si tratta della prima mostra impressionista, ed «eleva la fotografia all’altezza dell’arte».

Tra i pittori francesi, Edgar Degas (1834-1917) è un esempio di come l’arte reagisce all’avvento della fotografia. Egli si dedicò personalmente alla fotografia a partire dal 1895 circa, si interessò dapprima alle nature morte fotografiche, cercando in esse indicazioni per le sue pitture di interni; successivamente egli tradusse la casualità e l’asimmetria delle immagini fotografiche nelle inquadrature “aperte” dei suoi dipinti. L’artista, inoltre, cercava di cogliere il movimento della figura partendo dallo studio dei suoi gesti in ogni istante. Per questo fu colpito dalle fotografie in sequenza dello statunitense Edward Muybridge.

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